LIVING WITH A PREADO

Noi genitori abbiamo passato almeno 11 anni della nostra vita, soprattutto i primi 3, di genitori, con il libretto delle istruzioni. Non neghiamolo.
Gravidanza​: c'erano​ ginecologo e ostetrica che ti dicevano cosa fare e non fare, per tutti i 9 mesi.
Parto: idem. E c'è anche il corso preparto, che ti spiegano come respirare, come sopportare il dolore, ti garantiscono le 24-36 ore di travaglio che spettano per legge di natura ad una primipara (che io non invidio la poveraccia che si è beccata le mie, visto che io non ho sentito praticamente niente di più del mal di schiena con cui convivo ogni giorno della mia vita, e giusto per 10 minuti, il tempo che ci ha messo Yanez ad arrivare da casa all'ospedale, mentre io cercavo di trattenere ancora un attimo dentro di me quell' esserino che aveva fretta di uscire)
Puerperio: le istruzioni si sprecano. Ci sono, nell'ordine: le nonne, le zie, le amiche che hanno avuto figli.prima di te, le vicine di letto in ospedale, le vicine di casa e finalmente, le infermiere del nido, l'ostetrica e il pediatra.
Ecco, il pediatra. Colui che ti fornirà istruzioni per i prossimi 3 anni.
Allatti al seno, no problem. Vai tranquilla, tira fuori la tetta quando e quanto vuoi, ovunque, sempre, a richiesta, che più attacchi il nano, più fai latte.
Non allatti? No problem. Eccoti una bella tabellina con dosi e orari, giorno per giorno, settimana per settimana, mese per mese.
Svezzamento: ecco che il pediatra ti dà un'altra bella tabellina, con dosi e alimenti da somministrare al nano, passo passo, che ti spiega quando e quanto introdurre un nuovo alimento nell'alimentazione (scusate il gioco di parole) del nano.
Idem per gattonamento, cammino, parola, gioco, socializzazione.
Poi, finalmente, il nano va all'asilo. Ed esiste una bella tabellina pure lì, con l'inserimento del nano nella società, un passetto alla volta. Il primo giorno stai lì col nano qualche ora, poi lo lasci qualche ora da solo, poi inizi a lasciarlo per il pranzo, dopo circa un mese lo lasci tutto il giorno.
Dai 6 ai 10 anni i nani vanno alle elementari. E anche lì ci sono le maestre che ti dicono più o meno come fare ad affrontare questi 5 anni. Più o meno... perché, piano piano, durante la prima elementare ti accorgi che il libretto delle istruzioni per crescere un nano sano e felice ha sempre meno pagine. E con la pagella di quinta elementare.... ooops! Sono finite.
È allora che inizia "l'inferno", la PREADOLESCENZA!
Ecco, vivere con una preado è difficilissimo. Devi far fronte alle lotte ormonali che stanno avvenendo dentro di lei (e vi garantisco che se in voi si scatena la lotta ormonale della premenopausa contemporaneamente.... è quasi invivibile. Per il padre intendo). Ci sono musi lunghi inspiegabili, pianti sfrenati per una maglietta o una felpa rovinate. Si passa da "mutismo e fastidio" a "coccole e bacini" in cinque minuti.
Vuoi parlare con i preado? Tu fai la domanda, la riposta prima o poi arriverà. Magari quando tu stai, contemporaneamente, pulendo i bagni, cucinando, stirando, passando l'aspirapolvere, rispondendo a Marco della Vodafone, ripassando i canti del coro, preparando una lezione di catechismo e un prototipo per il laboratorio di domenica prossima. Insomma...quando proprio il tempo di sederti e ascoltare non ce l' avresti proprio. Ma siccome sei un genitore attento, pianti tutto, pure Marco della Vodafone con una scusa qualunque, e ascolti. Perché sai che devi cogliere l'attimo, che il motto di chi vive con i preado è CARPE DIEM (insieme a PANTA REI AND SINGING IN THE RAIN, che reciti ogni mattina, dopo il Pateravegloria, perché tutto scorre. Anche la preadolescenza di tua figlia).
E poi c'è la tecnologia. E, perdicibacco, se ne nessuno ci ha dato le istruzioni per usarla noi, capire come la usano loro è un lavoro boia!
E poi arriva il servizio delle Iene sul Blue wale. E giù tutti a vivere angosciati!
Scusate se adesso scateno la polemica. Ma di questo fenomeno se ne parla da mesi! Addirittura da molto prima di Natale​. Non è scoppiato settimana scorsa, né ieri. E, ok, le iene hanno fatto un bel servizio e adesso siamo tutti angosciati e preoccupati che i nostri figli vengano adescati. Non è la tecnologia che è malvagia. È che noi adulti non parliamo abbastanza coi nostri figli. Che con smartphone e tablet li lasciamo troppo da soli. Che non gli diamo regole chiare, e siamo i primi a non rispettare.
Dico questo perché giusto settimana scorsa ho partecipato all' incontro sulla legalità tenuto nelle nostre scuole secondarie. E mi sono sentita alquanto stranita dal sapere che 1) sono una delle poche mamme che controllano il cellulare alla figlia, chat comprese, senza paura di "violare la privacy". 2) ha messo in chiaro che non esiste la password nel cellulare, e coerentemente non ce l'ho nemmeno io, che tanto non ho nulla da nascondere. 3) sa che i responsabili di ciò che fanno o dicono o scrivono i figli sono i genitori. E ne pagano le conseguenze. 4) sapeva del Blue wale. 5) parla con la figlia. Sì, ma pensate...io con mia figlia parlo. E non sempre quando voglio io. Per lo più quando vuole lei, il che, di norma accade quando io sto facendo mille altre cose e il tempo per sedermi e ascoltare magari non l'avrei.
Non sono la mamma perfetta, nessuno è il genitore perfetto. Però mettiamoci in testa che, non avendo un libretto di istruzioni, né qualcuno che ci dica cosa fare, quando e come, dobbiamo avere mille occhi. Davanti alla testa. E mille anche dietro. Perché o li facciamo vivere sotto una campana di vetro, fuori dal mondo, oppure ci svegliamo noi, a vegliare su di loro. E questo l'ha detto, sebbene con più diplomazia, anche il comandante dei carabinieri.
Buona vita....coi preado.

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